Report di un volontario di ritorno dal Madagascar…
Sto rientrando in Italia. Anche questo periodo ad Andavadoaka è finito. Avrei voluto fermarmi ancora, ho fatto fatica a ripartire. Anche questa volta ho vissuto emozioni fortissime e soprattutto sono stato felice. Per un po’ non vi tormenterò più con i “ messaggi dal fronte” e questa è una buona notizia. Ma la realtà che ho cercato di descrivervi esiste sempre. Con la sua immensa umanità, i suoi drammi e i suoi sorrisi. Questa volta riparto con la sensazione che sia accaduto qualcosa di davvero importante, anche e soprattutto grazie al supporto di tante persone che hanno creduto che “si può fare”.
Curare una persona malata, operare chi altrimenti morirebbe è certamente importante. È fondamentale per quella singola persona, è la sua vita. È importante e gratificante per chi cura, infermiere o medico… ma non cambia purtroppo la condizione di una popolazione. La lotta alla malnutrizione invece si. La malnutrizione è la più importante causa diretta o indiretta di morte per i bambini del Mondo e mentre negli ultimi 20 anni è andata riducendosi in quasi tutti i Paesi, è invece aumentata nell’Africa Sub Sahariana, incluso il Madagascar. La malnutrizione indebolisce ed uccide, questo è noto, ma causa anche un drammatico arresto dello sviluppo cognitivo. Questa conseguenza, forse meno nota, incide sulla vita del singolo individuo, ma anche di intere popolazioni ed è una ulteriore drammatica causa di sottosviluppo.
Nel corso delle mie esperienze nei diversi Paesi africani dove ho fatto il medico per un complesso di quasi quattro anni, la malnutrizione è stata sempre la malattia più difficile da curare, perché bisognerebbe curare a monte le ragioni economiche e sociali e soprattutto l’ingiustizia che la genera. Anche ad Andavadoaka è stato così, almeno fino a ieri. Durante i soggiorni precedenti avevamo cercato di introdurre almeno la registrazione delle curve di crescita. Identificare i bambini malnutriti è il primo piccolo passo. Deve essere fatto sistematicamente: tutti i bambini andrebbero pesati e misurati. I malnutriti non si riconoscono “ad occhio” e quando arrivano in Ospedale a volte è troppo tardi. Ma ogni volta quando tornavo in Madagascar, eravamo nuovamente al punto zero. Misurare tutti e non avere la forza di intervenire è frustrante e alla lunga si rinuncia.
Ma questa volta non è andata così. A volte quello che cambia le cose è la sinergia che si crea sul posto, tra tante figure diverse: la presenza quasi costante di medici specializzandi in Pediatria dell’Università di Trieste, la presenza occasionale di una farmacista ( a cosa serve un farmacista in un posto sperduto dell’Africa???) con grande esperienza nella preparazione di composti galenici e capace di “inventarsi” formule alimentari ipernutrienti e a basso costo con quello che già avevamo o era acquistabile in loco. La disponibilità di vitamine e elettroliti in bustine donateci in grande quantità dalla Casa Farmaceutica Biofarma. C’erano tutti i presupposti. Un piccolo corso di formazione sulla malnutrizione ha fatto da detonatore. Ha catalizzato l’entusiasmo e aperto la porta alle idee. Bisogna sottolineare che ad Andavadoaka tra le diverse attività si fa anche formazione. Molta più che nei nostri Ospedali. Quasi quotidianamente vengono tenuti Corsi di “medicina adeguata a quella realtà”. Si tengono a fine giornata e malgrado la stanchezza, la partecipazione del personale locale e dei volontari italiani è quasi sempre totale. È di lì che partono i progetti.
Questa volta è stata una rivoluzione autentica. Siamo partiti da quello che avrebbe dovuto essere l’ultimo passaggio: il trattamento in Ospedale dei casi più gravi. Ma questa volta la terapia è stata rivoluzionata con l’utilizzo dei nuovi preparati auto-prodotti. I risultati sono stati strabilianti. Fabienne è stato il segnale che il progetto avrebbe potuto finalmente riuscire. Fabienne era un bimbo di 5 anni, moribondo, spento, senza più luce negli occhi e che rifiutava il cibo. In soli 15 giorni ha guadagnato quasi 5 chili ed ha ripreso a giocare con gli altri bambini. Le prime notti ci alzavamo a turno per dargli la nostra “super-pappa” liquida alle 22, all’1 e alle 4. A lui, a Ivonne e a tanti altri. Poi le mamme hanno visto che funzionava e ci hanno sostituito con analogo vigore. E via via che i bimbi venivano dimessi in buona forma prendeva vita un’organizzazione complessa che prevede che le mamme vengano ogni giorno a prendere il “bottiglione”. Riciclo della plastica. Ogni bottiglia un nome, un livello, una formulazione a seconda della fase di trattamento. Le mamme riportano le bottiglie vuote il giorno dopo, le laviamo, le riempiamo e vengono riconsegnate. Oltre al supplemento alimentare il bambino malnutrito viene sottoposto anche ad altre terapie: vitamine, ferro, vermifugo… e torna a controllo ogni settimana.
Poi abbiamo fatto il passo fondamentale. Abbiamo deciso che eravamo pronti a pesare e misurare TUTTI i bimbi del villaggio e a prenderci carico dei malnutriti che identificavamo. Attività da svolgere non più in Ospedale, ma al villaggio. È un passaggio molto significativo, una scommessa per il futuro. In Ospedale i bambini vengono quando alla malnutrizione si sono ormai sommate altre malattie, spesso gravi, favorite dalla mancanza di resistenze immunitarie. Bisogna invece identificarli prima. Ma perché sia possibile, è necessario che la popolazione ci creda, che abbia capito e che abbia fiducia. Era questa la grande sfida. Abbiamo chiesto ai genitori di portare tutti i bambini al di sotto dei 5 anni una domenica pomeriggio in un punto del villaggio che hanno scelto i nostri traduttori e gli infermieri malgasci. Noi abbiamo ritenuto che sapessero molto meglio di noi quale fosse il posto giusto… grande tettoia di paglia in riva al mare. Abbiamo dato il nostro contributo facendo (noi tutti) il giro del villaggio a bordo di un carretto dipinto tirato da due zebù, dotati di megafono e parlando malgascio. Non sappiamo cosa abbiano capito, ma vedere i “bianchi” ammassati su un carretto, con un megafono fare annunci in malgascio li ha fatti molto ridere… e poi avevamo un amplificatore con la play list dei migliori successi del momento e con la musica locale abbiamo fatto Bingo. C’era chi ballava dietro al carretto. Il giorno dopo, domenica, eravamo emozionantissimi. Non sapevamo cosa aspettarci. Siamo arrivati un’ora prima dell’appuntamento, ma in moltissimi erano già sul posto ad attenderci. Prima di sera, grazie alla partecipazione del personale malgascio, presente senza alcuna eccezione nonostante fosse domenica, avevamo pesato e misurato in altezza ben 320 bambini sotto i 5 anni. Praticamente tutti i bambini di Andavadoaka. Una festa di popolo che non è stata interrotta neppure dal temporale. Nessuno è andato via. A fine giornata avevamo “identificato” 60 bambini con un peso inferiore a quello che definisce la malnutrizione. Hanno tutti avuto un appuntamento in Ospedale per i giorni successivi e quelli che ne avevano necessità sono stati inseriti nel programma alimentare. Il 20% dei bambini sotto i 5 anni ha un problema di crescita. Uno su cinque. Non lo sapevamo. Conoscere il nemico è il primo passo per sconfiggerlo, e adesso lo abbiamo inquadrato e abbiamo anche gli strumenti per farcela. Tra i bimbi “ misconosciuti” c’è un bimbetto di un anno e mezzo che pesava 4,9 chili. Non camminava più, non era neppure in grado di sostenere la testa. Lo abbiamo ricoverato immediatamente e una settimana dopo, ossia giorni fa, aveva già guadagnato un chilo e ripreso a mangiare da solo.
Diversi di questi bimbi hanno malattie gravi alla base della malnutrizione. Spesso malattie come la sifilide congenita o l’HIV trasmesse dalla mamma durante la gravidanza. Ma oggi sono malattie curabili. Lo schema di trattamento prevede di testare sistematicamente le mamme dei bimbi malnutriti e gli stessi bambini in caso di positività della mamma. Tutto questo ha ovviamente un costo, ma sono costi sostenibili, si parla di qualche centinaio di euro al mese e le vostre donazioni coprono ampiamente queste spese. Ma è in questi Progetti che bisogna investire, perché se è vero che la nostra pappa non cambia le cause socio-economiche della malnutrizione, bisogna tenere conto che il bambino che sviluppa un quadro severo è spesso un bimbo molto magro al quale è successo un evento acuto che lo ha portato oltre la soglia critica…
Una malattia anche banale, la mancanza temporanea della mamma in viaggio: abbiamo scoperto, ad esempio, una elevata frequenza di Malnutrizione tra i bambini figli di insegnanti. Le maestre di scuola vengono spesso mandate ad insegnare in altri villaggi e comunque sono assenti da casa per gran parte della giornata e questo spezza il delicato ritmo di una alimentazione dei bambini fatta di riso e poco altro. Questi aspetti vengono studiati da una antropologa che per un anno lavorerà con noi nell’ambito del suo servizio civile.
Sono tanti tasselli di un puzzle che finalmente sta prendendo forma. Torno in Italia lasciando ai Vezo un grande pezzo di cuore, ma con molta fiducia.
E poi è solo “Veloma”, Veluma, ci rivedremo presto.
Giuseppe Nardi
Vicepresidente ODV Amici di Ampasilava – Madagascar